Vedo sul duro tronco
L’autore dei Brevi Riflessi per la Via Crucis, che compone questo testo per l’XI stazione, costruisce il brano sull’empatia che lo avvicina al Cristo, di cui descrive i tormenti sulla croce come se avvenissero di fronte ai suoi occhi e potesse sentirne gli effetti sul proprio corpo (“ahi che il martel le batte”).
L’esecuzione della massa focalizza proprio gli aspetti più aspri di questo racconto, come nel caso dell’“empia crudeltà”, su cui si soffermano le ripetizioni dei bassi, o del verso “senz’ombra di pietà”, eseguito dal coro con le intense sottolineature dei secondi soprani.
Vedo sul duro tronco
Vedo sul duro tronco |
Disteso il mio diletto |
E il primo colpo aspetto |
Dell’empia crudeltà. |
Quelle divine mani |
Che al tornio sembran fatte, |
ahi, che il martel le batte |
senz’ombra di pietà. |
Vedo sul duro tronco
Vedo sul duro tronco |
Disteso il mio diletto |
E il primo colpo aspetto |
Dell’ampia crudeltà. |
Quelle divine mani |
Che al tornio sembran fatte, |
ahi, che martel che batte |
senz’ombra di pietà. |
*I testi pubblicati sono tratti dai libretti dei due gruppi di cantori. Pertanto essi rispecchiano la pratica musicale così come si presentava quando i libretti sono stati redatti e si discostano parzialmente dall’attuale prassi canora.