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Le tradizioni di Marina Anedda

Web Sardegna-Visuale.it è il nuovo portale sulla cultura isolana, ricco di filmati, interviste ai protagonisti, immagini fotografiche, schede.

Le tradizioni di Marina Anedda

di Salvatore Pinna

Marina Anedda si è fatta apprezzare col suo lavoro di fotografa e di cineasta in cui ha profuso un forte impegno nella valorizzazione e nella difesa dei riti e delle feste della tradizione sarda. Il suo segno distintivo è la capacità di produrre con le sue immagini ipotesi di cambiamento sia rispetto all’auto osservazione da parte dei protagonisti  sia rispetto alla dislocazione creativa dello spettatore. Quindi sembra uno sviluppo coerente della sua attività la creazione di un portale Sardegna-Visuale.it che somma la ricerca di forme sempre più moderne di comunicazione audiovisiva e l’esigenza, l’urgenza quasi, che il suo lavoro lasci un segno più profondo ed esteso.  Con questa nuova impresa nel Web il suo impegno di grande operatrice delle immagini si espande nella direzione di una politica culturale che intende far sì che le tradizioni non vengano dimenticate, né snaturate da influenze e interessi esterni.

Foto di Marina AneddaMercoledì 28 marzo, nella chiesa di San Domenico a Cagliari, il pubblico potrà “visitare” il Portale Web Sardegna-Visuale.it dedicato alle ricorrenze tradizionali della Sardegna. Le prime sezioni del portale, attualmente in rete, riguardano i riti della Settimana Santa di Cagliari. Seguiranno, tra breve, le sezioni dedicate alla sagra di S. Efisio, all’Ardia di Sedilo e al Carnevale di Cagliari. Ad esse si aggiungerà la documentazione di tutte le più importanti ricorrenze della Sardegna. Filmati, immagini fotografiche, interviste ai protagonisti, introdotti da schede esplicative e accompagnati da brevi commenti testuali, guideranno i visitatori-spettatori alla conoscenza dei più importanti beni immateriali della Sardegna.

Foto di Marina Anedda“Si tratta di un progetto ambizioso di cui noi dobbiamo e vogliamo essere all’altezza” spiega Laura Delussu, la giovane ricercatrice che cura la stesura dei brevi testi che fungono da didascalia introduttiva ai filmati. È una componente dello staff ristretto che comprende Simone Perra, preposto al delicato compito di elaborare e comporre i contenuti audiovisivi in perfetta sinergia con la loro autrice, e Giuseppe Mantega, sviluppatore web che permette a questa enorme mole di materiale di confluire nella rete.

“Chi sta navigando è messo in grado di capire di cosa tratta una determinata clip, di quale rito parla, in quale momento e chi è il testimone.”, riprende la Delussu. Per entrare nello spirito del Portale basta aprire la pagina delle testimonianze delle persone che fanno parte delle confraternite.

Foto di Marina AneddaQui si coglie veramente l’anima identitaria. Ogni dichiarazione apre uno squarcio sulle diverse forme di attaccamento al rito, ai vari riti, sulle diverse personalità, sui modi personali di rappresentarsi, sul racconto del costituirsi delle confraternite, della scissione che ha portato all’esistenza di due diversi cori, con due diverse modalità di canto, ciascuna convinta di rappresentare una versione ortodossa della tradizione.

Spiega Marina Anedda: “Noi abbiamo cercato di dare un risalto particolare alla questione  dei canti,  proponendo la possibilità di ascoltare lo stesso brano cantato da due diversi gruppi che si sono costituiti intorno ai riti della Settimana Santa. Non sempre queste cose sono in mano agli eruditi, sono falegnami, operai che hanno svolto ricerche.

Foto di Marina AneddaÈ  una tradizione di Villanova ed è qualcosa che per chi è nato a Villanova è anche  uno strumento per tenersi saldi ad una realtà che naturalmente si è evoluta in forme completamente diverse.  Ora Villanova, come in genere i quartieri storici dell’Italia, si è  spopolata  dei suoi abitanti di un tempo che si sono spostati in periferia e si è ripopolata di immigrati che in qualche caso sono anche cattolici, quindi in teoria potrebbero trovare in quest’attività uno strumento di integrazione.”

 “Abbiamo scelto di lavorare su molteplici livelli di approfondimento” spiega da canto suo Laura Delussu. “Perché sia uno strumento che possa essere utilizzato da tutti. C’è chi si approccia a queste realtà come ricercatore. C’è chi è interessato ad acquisire una coscienza di quella che è l’identità  del cagliaritano e come si è strutturata nel corso del ‘900. Il rito religioso viene spiegato nella sua pienezza insieme alla valenza identitaria. L’idea è quella di favorire un approccio “colto” anche da parte di un eventuale visitatore.”   

Foto di Marina AneddaNel Portale, quando il lavoro sarà completato, ci saranno tutti i documentari realizzati da Anedda, compreso quello in via di ultimazione sulla Settimana Santa. Essi coesisteranno con tutti i materiali girati e non inclusi nella versione finale, daranno vita all’iperdocumentario che lo spettatore comporrà in base ai propri interessi.  Come afferma la regista “Le possibilità per chi guarda sono molteplici e non tutte prevedibili. L’idea è quella di sistemare in ogni sezione e quindi confrontare le diverse testimonianze, o i vari momenti rituali e vedere che differenza ci può essere tra un rito e un altro, in che modo viene vissuto.”

Come si è detto, c’è nel progetto di Marina Anedda molto più della ovvia aspettativa che la sua opera lasci il più possibile traccia sul territorio. Ma questa esigenza si sostanzia di una preoccupazione nuova. “Alcune volte un'eccessiva attenzione alla valorizzazione del patrimonio culturale può condurre, consapevolmente o inconsapevolmente, al risultato opposto.

Foto di Marina AneddaTutte ciò a un certo punto mi ha portato a elaborare un’idea:  com’è che si può far conoscere le tradizioni  cagliaritane in modo tale che i cittadini se ne approprino? Tutti quelli che contribuiscono a far sì che questa tradizione continui fanno dei sacrifici enormi, vengono da Villanova, vengono da fuori,  ogni pomeriggio e si portano appresso bambini, i nipotini. Dal momento che il quartiere si è spopolato perché non ci sono più i bambini se un’attenzione delle istituzioni ci deve essere deve riferirsi a questo, creando dei pulmini che vanno a prendere i bambini e li portano lì  o sensibilizzando le scuole perché questi riti vengano conosciuti. Gli stessi villanovesi non sanno cosa succede… Questo è il senso di questo lavoro. Fare in modo che si arrivi, conoscendo le vecchie tradizioni, ad apprezzarle ed eventualmente a parteciparvi.”  

Foto di Marina Anedda“La gente deve essere messa in condizioni di sapere.”, pensa Laura Delussu “ Dopo di che se nessuno partecipa vuol dire che tutto questo complesso di tradizioni ha perso la sua funzione e allora muore per forza di cose. Ma comunque noi abbiamo documentato qualcosa che è successa in un periodo storico e che poi è finita.”

Quello che ha tenuto in piedi sinora l’iniziativa  è stata una sponsorizzazione “salvavita” della Fondazione Banco di Sardegna e del Banco di Sardegna. Siccome è  andata bene vuol dire che la protezione di Sant’Efisio ha funzionato ancora una volta. Efisio, perciò,  è il nome del Server di cui il gruppo si è dotato. Basterà l’aiuto di un lottatore di razza come Sant’Efisio e la passione di tutti quelli che stanno lavorando per pura fiducia, alla riuscita progetto? Difficile poterlo sperare. In definitiva la riappropriazione della cultura e dell’identità di Cagliari, come dei vari luoghi della Sardegna, è una questione di politica pubblica. Il portale Sardegna-Visuale.it  dovrebbe essere l’espressione di una volontà politica mentre invece è lo sforzo ciclopico di un gruppo di operatori appassionati, guidati da un’artista che ha fatto, giustamente, della visibilità del suo lavoro, una questione di politica culturale.

di Salvatore Pinna

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