Giuseppe Antonio Lonis (1720-1805)
Destinato a diventare una personalità di primo piano nella storia dell’arte moderna in Sardegna grazie all’intensa attività artistica al servizio di parrocchie e sodalizi religiosi, Giuseppe Antonio Lonis nacque nel 1720 a Senorbì, dove con ogni probabilità ricevette una prima formazione nel campo della scultura lignea nella bottega del padre, mestre Michele, scultore e pittore. Si ritiene inoltre che, prima del suo trasferimento a Cagliari, avvenuto negli anni ’40 o ’50 del XVIII secolo, il suo percorso artistico sia stato arricchito da un periodo di apprendistato a Napoli.
È nella sua bottega di Stampace che, nel 1758, lo scultore riceve da cinque committenti privati cagliaritani la richiesta di realizzare sette simulacri che rappresentino la Passione e la morte del Redentore, i cosiddetti Misteri. Nel contratto, che riporta la data del 31 agosto 1758, viene specificato che tre di essi dovranno essere interamente scolpiti e dipinti: si tratta degli episodi Assotes con la coluna (Flagellazione alla colonna), Coronacion de espinas (Incoronazione di spine o Ecce Homo) e Crucifixo (Crocifisso).
Gli altri quattro, Despedida (Saluto), Oracion del huerto (Orazione nell’Orto degli Ulivi), Prison (Cattura) e Crus a cuestas (Caduta), devono invece presentare una struttura interna a manichino coperta da abiti, la cui stoffa sarà acquistata a carico dell’Arciconfraternita del SS. Crocifisso, destinataria delle opere commissionate dai benefattori, che le avrebbe usate per le processioni della Via Crucis nella chiesa di S. Rosalia dei padri Osservanti ogni venerdì di quaresima.
Il gruppo scultoreo attualmente impiegato dalla confraternita nella processione dei Misteri, tuttavia, non corrisponde completamente a quello realizzato dal Lonis in base a tale contratto. Nella sua famosa Guida della città e dintorni di Cagliari (1861), Giovanni Spano sostiene infatti che il simulacro della Prison sarebbe stato sostituito con un’opera napoletana, dopo che l’originale era andato a fuoco. Più problematica è la ricostruzione delle vicende legate alla Despedida, da alcuni interpretata come un commiato del Maestro ai suoi discepoli, secondo altri invece la rappresentazione dell’ultimo saluto del Figlio alla Madre. In quest’ultimo caso, l’episodio potrebbe non essere stato perduto ma parzialmente recuperato e convertito in uno dei sette Misteri della processione dei giorni nostri, la Madonna Addolorata.
A Lonis è generalmente attribuito anche l’analogo gruppo scultoreo dei Misteri della Chiesa di S. Michele a Stampace, di fronte alla quale lo scultore abitò negli ultimi anni della sua vita. I sette simulacri di Stampace (comprendenti anche l’Addolorata), presentano infatti dei caratteri stilistici assimilabili a quelli di Villanova, nonostante i quarant’anni che li separano.
Anche la chiesa dell’Arciconfraternita del Gonfalone conserva un’opera attribuita sin dall’Ottocento allo scultore di Senorbì. Si tratta naturalmente di una rappresentazione del protettore della chiesa e del sodalizio, S. Efisio, che viene portato in processione il Giovedì Santo e il Lunedì dell’Angelo.
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