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Siam rei di mille errori

Attraverso un’esecuzione solenne nei suoi ritmi lenti e fortemente cadenzati, la massa si appella in questo brano alla pietosa benevolenza di Maria, alla quale affida le proprie speranze di protezione dai “giusti rigori” del “Ciel nemico” e di liberazione dalle “ree catene” del peccato. La genesi dell’invocazione è ignota ma presumibilmente settecentesca, dal momento che di questo brano si conosce, come terminus ante quem, lo spartito musicale prodotto a Venezia sul finire del XVIII secolo.   

Siam rei di mille errori

San Giovanni
Siam rei di mille errori,
abbiamo il Ciel nemico,
dai giusti suoi rigori
chi ci difenderà?
 
Volgi pietosa a noi
volgi gli sguardi tuoi,
Maria, speranza nostra,
abbi di noi pietà.
 
Tu sei nella procella
alla smarrita prora
quella propizia stella
che calma alfin le dà.
 
Rendi alle umane genti
da ree catene oppresse,
rendi degli innocenti
l'antica libertà.

Siam rei di mille errori

San Giacomo
Siam rei di mille errori,
abbiamo il Ciel nemico,
dai giusti suoi rigori
chi ci difenderà?
 
Volgi pietosi a noi
volgi gli sguardi tuoi,
Maria, speranza nostra,
abbi di noi pietà.
 
Tu sei nella procella
dalla smarrita prora
quella propizia stella
che calma alfin le dà.
 
Rendi alle umane genti
da ree catene oppresse,
rendi degli innocenti
l'antica libertà.

*I testi pubblicati sono tratti dai libretti dei due gruppi di cantori. Pertanto essi rispecchiano la pratica musicale così come si presentava quando i libretti sono stati redatti e si discostano parzialmente dall’attuale prassi canora.