Teco diletta Madre

Il testo, d’origine ancora ignota, è ispirato dal sentimento d’empatia nei confronti di una Madre il cui dolore è ripetutamente messo a fuoco in ciascuna strofa (“lacrimar”, “penar”, “lacerar”, “maggior dolor”, “patire, patire ancor”) ed espresso dal contrasto di tonalità tra bassi e tenori (penultima strofa) e soprattutto tra bassi ed intero coro, esaltato dall’intervento dei secondi soprani (ultima strofa).  

Teco diletta Madre

San Giovanni
Teco diletta Madre
mi fermo a piè del legno
acciò mi renda degno
di Teco lacrimar.
 
Vinto da tante pene,
di più penar vorrei.
Vinto da tante pene,
mi trema in petto il cuore
dal duolo e dall'amore
mi sento lacerar.
 
E se di più potessi
di più penar vorrei,
ché maggior merto avrei
nel mio maggior dolore.
 
Ma col fermarmi Teco
spero che il tuo dolore
insegnerà al mio cuore
di più patire, patire ancor.

Teco diletta Madre

San Giacomo
Teco diletta Madre
mi ferma il piede al legno
a ciò mi faccio degno
di Te con lacrima.
 
Vinto da tante pene,
di più pena vorrei.
Vinto da tante pene,
mi trema il petto in cuore
d'ardore e dall'amore
mi sento lacerar.
 
E se di più potessi
di più pena vorrei,
se maggiormente avrei
nel mio maggior dolore.
 
Ma confermarmi Teco
spero nel tuo dolore
mi insegnerà il mio cuore

*I testi pubblicati sono tratti dai libretti dei due gruppi di cantori. Pertanto essi rispecchiano la pratica musicale così come si presentava quando i libretti sono stati redatti e si discostano parzialmente dall’attuale prassi canora.