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CAMBIAMENTI

Nel secondo dopoguerra la tradizione dei mamuthones e issohadores conobbe un nuovo impulso soprattutto per iniziativa del mamoiadino Costantino Atzeni. Sebbene l’intraprendenza di Tziu Atzeni lo avesse condotto perfino ad uno studio da autodidatta sull’origine del rito e ad avviare proficui rapporti di collaborazione e amicizia con gli studiosi che visitavano il paese, la sfilata delle maschere rimase un evento spontaneo, improvvisato e fondato sulla passione dei singoli partecipanti fino alla seconda metà degli anni ’70.

Fu allora che, intravedendo il rischio di una perdita della tradizione carnevalesca, l’associazione Pro Loco assunse la gestione del rituale imprimendogli delle formule organizzative nuove, fornendo al gruppo l’attrezzatura necessaria al mascheramento, organizzando delle esibizioni fuori dal contesto d’origine per valorizzare in tutto il mondo la ricchezza di tale patrimonio culturale, e infine dando vita al Museo delle Maschere Mediterranee, luogo di accoglienza dei visitatori e di incontro tra diverse tradizioni connesse al mascheramento.

Tuttavia, se la moderna organizzazione ha consentito ai mamuthones e agli issohadores di farsi conoscere ben oltre i confini del paese, beneficiando di opportunità di scambio culturale accessibili solo agli “ambasciatori delle tradizioni sarde nel mondo”, ha di fatto causato la scomparsa di una fase preliminare del rituale, quella della ricerca dei materiali per il mascheramento presso i compaesani pastori, modificando al contempo i destinatari della danza stessa, ormai realizzata prevalentemente a beneficio dei turisti e del pubblico di spettacoli di vario genere, fino ad alimentare negli stessi protagonisti dei dubbi sulla natura delle manifestazioni adatte ad ospitarli.