SANT'ANTONIO
A Mamoiada si racconta che, come un novello Prometeo, Sant’Antoni de su o’u (Sant’Antonio del fuoco) si recò all’inferno per rubare la preziosa fiamma su un bastone di ferula, con l’aiuto di un maialino che distrasse i demoni creando confusione e scompiglio. Si tratta con ogni probabilità del risultato di un’opera di cristianizzazione di leggende e riti pagani che la Chiesa indirizzò soprattutto verso i territori rurali, i cui abitanti erano particolarmente restii alla conversione.
Come in gran parte dei paesi dell’isola, a Mamoiada, la notte della vigilia si accendono giganteschi falò. Nei giorni precedenti, i giovani del paese hanno provveduto alla raccolta della legna e delle radici di quercia che formano l’imponente catasta preparata presso la chiesa di Santa Maria. La sera del 16 gennaio, la catasta viene benedetta dal sacerdote compiendo tre giri intorno ad essa. Solo dopo tale benedizione si provvede all’accensione del fuoco principale e di tutti gli altri nel resto del paese. In passato, tutti i fuochi degli altri rioni venivano accesi dalle braci di quello di Santa Maria.
I fuochi rimarranno accesi tutta la notte e sino al giorno successivo, la festa di S. Antonio, in attesa dell’arrivo dei Mamuthones e degli Issohadores, alla loro prima uscita dell’anno. Con il loro incedere cadenzato e ritmato dal suono dei campanacci, i gruppi della Pro Loco e dell’associazione Atzeni Beccoi renderanno omaggio ai numerosi fuochi accesi nei diversi rioni del paese, visitandoli tutti e compiendo tre giri attorno a ciascuno, proprio come il sacerdote durante la cerimonia religiosa di Santa Maria, evidenziando il valore simbolico di questo numero tanto nella cultura cristiana quanto nelle ascendenze pagane.